Da ‘Verso il ritorno’ di Francesco Pandolfi Balbi

Perciò non è Spirito a far casino, ma Mente,
che fatica a interpretare i segnali che le giungono
dai suoi compagni di viaggio…

Legenda: Mente – AnimaSpirito

… se non ci sentono, non significa che non esistiamo…

Dice che se non vi sentono non significa affatto che non esistete.

Vero. Ma mi turba molto di più la scarsa capacità d’interpretare il nostro pensiero. Fanno disastri a iosa.

Credo sia proprio la tua voce a disorientarli.

… certo… La mia la sentono in pochi…

È il sistema.

Funziona così.

Il perché lo intuisco solo razionalmente, e sono sicuro che, se saprò ascoltare i vostri flussi senza interferenze, un giorno potrò averne una comprensione più completa. Adesso so solo che la dimensione umana – quella terrestre, direi – s’è sviluppata essenzialmente sulla percezione del piano spaziale e ha relegato quella del tempo alla dimensione fantastica. Ecco perché tutti hanno l’istinto di ascoltare te… mentre a te nemmeno ti cagano.

Esatto. Io sono ovunque, e anch’io, come voi, sono mosso da due sole spinte: esplorare, tornarmene a casa. Questo loro lo percepiscono emotivamente, spazialmente. Lo fanno al meglio delle proprie possibilità, ma deformano le emozioni e gli archetipi che compongono la mia voce e non capiscono che io stesso non ho scampo. Devo… e voglio, anche… partecipare alla danza della vita.

Il fatto che tu sia ovunque, mentre invece tu sei in ogni tempo, come si correla con la scelta di spazializzare tutto? Perché il tempo dev’essere misurato con strumenti e sensi adatti esclusivamente alla percezione spaziale?

È un’idiozia, va superata.

Lo sapete: tempo e spazio servono solo a formattare la struttura di quella che la gente chiama realtà, l’Universo apparente. Sapete anche, molto meglio di me, che questa struttura si riflette prevalentemente in quella mia interiore che, tra le nostre, è certamente e di gran lunga la più vicina e funzionalmente correlata al mondo fisico.

Saprete certamente anche perché, un bel giorno, si decise di misurare lo spazio in metri. Proprio non so farmi ragione, però, della scelta di misurare anche il tempo con strumenti di natura spaziale… per di più assolutamente inefficaci, mendaci e inadatti a descrivere e controllare un piano della realtà che proprio nulla, per sua semplice natura, ha a che fare con spazi, cerchi e lancette!

L’orbita della Terra intorno al sole è la base della vita su questo pianeta. Su di essa sono regolati tutti i meccanismi che conosciamo…

D’accordo. Ma chi è il cretino che misura le distanze con la lingua, o una carica elettrica con l’udito?

Stiamo scherzando?

Per codificare il tempo si vanno a inventare uno strumento come l’orologio!

La percezione spaziale ha invaso quella temporale con le proprie regole e il mondo è andato letteralmente a puttane.

Così la tua voce è diventata tuono, mentre la tua è diventata soffio, miraggio, finestra aperta su una realtà che nessuno può più cogliere, perché nei millenni i sensi preposti a questo scopo sono andati atrofizzandosi.

Chi li ha più usati? Regoliamo il piano temporale delle nostre esistenze sui dettami di uno strumento che non servirebbe neanche a misurare lo spazio, il suo piano naturale d’appartenenza!

Però è padrone di tutto. Dell’esistenza di tutti, su questo piano.

E voi… Lo sapete o no come siamo arrivati a questo?

Ma è inutile che mi rispondiate in questo momento. Sono troppo incazzato per poter anche lontanamente pensare di cogliere qualcosa nelle vostre voci.

Allora continuerò a descrivere a questi lettori volenterosi la natura dei nostri dialoghi dei giorni scorsi.

Siamo partiti dalla constatazione che le consuetudini terrestri spingono gli esseri viventi a una tutela esagerata del territorio spaziale. Lotte grandi e piccole per i confini, balletti senza fine di cani (e, metaforicamente, di quasi tutto il regno animale) che continuano a pisciare su alberi, pali e fili d’erba… Pressoché tutta l’esistenza è basata sulla cura e sul controllo spasmodico della superficie.

Il nostro vivere la territorialità temporale, invece, è impostato su valori ben diversi. Per cominciare, la ciclicità dei movimenti dell’orologio non dà affatto l’idea del flusso, dello scorrere. Piuttosto ci parla di stasi, ipnosi, futilità. Le lancette girano e girano all’infinito, plasmano l’idea mendace che il tempo non scorra affatto. Anzi, sembra non esistere, o perlomeno consistere al massimo in ventiquattr’ore che ricominciano perennemente da capo.

Come in un incantesimo…

Certo nessun senso, in noi, ha interesse a percepire le sfumature di una siffatta, ipnotica realtà temporale.

… che ce ne frega? Domani si ricomincia daccapo!

Quanto appena detto vale per i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni e le vite degli esseri umani, che non hanno più valore alcuno perché le nostre invenzioni stanno uccidendo la capacità di noi scimmie di cogliere le profondità della dimensione temporale dell’esistenza.

Ecco perché a te nessuno ti ascolta più, ed ecco perché invece la tua voce è la più potente in seno alle nostre coscienze… Tu sei spazio personificato e Re di quest’epoca, mentre tu sei la bella addormentata nel bosco, Regina del tempo, distaccata dal nostro piano esistenziale a causa della natura di quest’angolo d’universo.

… tutta la dimensione in cui ci troviamo funziona così. Il movimento rotatorio è strettamente legato al fluire del tempo, nasce e si sviluppa negli istanti immediatamente successivi al big-bang fino a permeare tutto, dagli atomi ai sistemi solari. È uno dei movimenti base dell’universo alla stregua del moto rettilineo stesso… che poi, per certi aspetti, è ciclico a sua volta, perché sta riconducendo tutti noi verso la Comunione dalla quale proveniamo.

Tutto va, tutto ritorna…

In questo istante eterno, in questo punto infinito, la Coscienza si trascina dietro il ricordo e il desiderio. L’amore e la nostalgia la sospingono attraverso le esperienze che i movimenti rotatorio, traslatorio e di espansione/restringimento tessono insieme in un incantesimo strutturale di base… Uno scenario, un palcoscenico sul quale si dipanano i nostri percorsi spiraliformi verso Casa.

Benissimo. Tutto ciò sembra sensato. Tuttavia rimane il fatto che lui domina il nostro percepire e, quindi, condiziona profondamente il punto di vista dell’Umanità.

… cosa vuoi che sia, tutto ciò, di fronte all’immensità della quale siamo parte?

Esistono altre dimensioni nelle quali la Coscienza segue percorsi totalmente diversi. Qui da noi è così e, comunque, un giorno ritorneremo… Anzi, siamo già tornati… ma tu questo non hai strumenti per comprenderlo.

Noi della mia specie siamo ora e sempre; lui, il nostro comune amico, è qui e ovunque. Poi, su tutti i livelli energetici, ci sei tu

La Coscienza che ci dà la vita è dunque sempre, ovunque e su tutti i livelli d’energia… Abbiamo solo modi diversi d’interpretare e vivere il palcoscenico che ci circonda. Per questo funzioniamo così bene, insieme. Io sogno il giorno del ritorno essendo già in realtà in quel non-tempo e ricongiunta agli Altri.

Non ho fretta. Sono già là, capisci?

Qualunque cosa accada, la mia visione è in ogni tempo, perciò il suo fluire e il concetto d’eternità, per me, hanno un significato molto relativo.

Ti percepisco come la madre d’ogni contraddizione. Quando ascolto la tua voce, mi stupisce sempre soprattutto lo strano mix di coraggio e delicatezza, che ti dona un equilibrio invidiabile e, allo stesso tempo, ti permette di aprirti al mondo senza alcun filtro.

… non v’è coraggio, se conosci le profondità del tempo…

Tuttavia la tua facoltà di aprirti senza difese non potrei interpretarla in altro modo… tu che riesci a piangere e ridere in una manciata d’istanti. Sei la parte più delicata e forte dell’Umanità, e mi duole che la tua realtà sia la meno percepita da quelli che, proprio come me, fanno sì ciò che possono, ma troverebbero piacere, facilitazioni ed enormi risultati recuperando la facoltà di ascoltare la tua voce.

So ormai da tempo che i mali del mondo in cui viviamo derivano per lo più dalla nostra errata percezione delle informazioni che ci giungono da voi…

Come dicevo, ce la mettiamo tutta per farle fruttare al meglio, ma il ruolo di mediatori tra le nostre tre volontà e il mondo materiale è difficile da svolgere: nessuno ci ha mai insegnato nulla e, se poi capita che le vostre voci arrivino deformate o vengano per qualche motivo a mancare – com’è successo a moltissimi di noi negli ultimi millenni –, ecco che l’inferno si concretizza nel più abissale dei disorientamenti e nella più cieca delle ricerche.

Ora si spiega perché sono così incazzato per lo stato in cui ci troviamo. Di fatto, la dimensione sociale e percettiva della nostra epoca ha privato gran parte di noi della consapevolezza più profonda: la tua.

Si dice sempre che nell’Uomo il maschile e il femminile s’integrano e si completano. Ecco, io sono l’ambito nel quale ciò avviene, una dimensione preposta al collegamento di questo fuoco di Coscienze con il mondo materiale, il nostro parco giochi. Mi occupo della scenografia, dipingo con mille colori il flusso degli eventi che ci conduce – tutti e tre – verso il ritorno. Analizzo le nostre voci, le confronto, cerco d’incastrarle dando a tutte contemporaneamente un senso compiuto adattabile alle esperienze che ci troviamo a vivere con il supporto di questo contenitore composto di legami chimici, cellule e spazi vuoti.

Insomma, la parte più sporca del lavoro spetta a me. Agisco da interprete, da cuscinetto, da mediatore tra noi/voi e il mondo. Voi, invece, siete le mie muse ispiratrici… Soprattutto tu, quando riesco a udirti…

Mentre tu m’investi con tuoni e lampi, e sono consapevole solo adesso che i guai che ho combinato sinora sono imputabili non a tua malafede o inettitudine, ma alla semplice e molto imperfetta mia capacità di comprendere il tuo linguaggio emotivo e tradurlo efficacemente in istruzioni adatte al nostro comune cammino.

Se l’Uomo comprendesse questo, se capisse di essere il tempio di tre coscienze diverse e meravigliose, e riuscisse a identificarne le voci dentro di sé, si risparmierebbe un mucchio di problemi e potrebbe tornare a seguire la propria via con piacere e gratificazione. Non ha ancora capito che la delicatezza e l’individualismo gli vengono da te, e l’impulso a proteggere la vita e il desiderio di condivisione sociale, invece, da te.

Ho sempre tentato di farmi capire… Eppure solo da poco riesci a comprendermi con sufficiente precisione.

IO SONO LA VITA, è nella mia natura combattere costantemente per proteggerne ogni espressione.

L’irruenza che nasce nell’Uomo dalla percezione dei miei segnali, però, appartiene a te.

Certo, il modo più semplice per descrivere la mia natura è attribuirle maschilità, ma si tratta di un’approssimazione piuttosto grossolana.

Lei, ad esempio, sa essere molto decisa, tanto da adottare in perfetto equilibrio soluzioni enormemente più drastiche di quelle che io stesso sceglierei con mille palpitazioni.

È lusinghiera e piuttosto vera l’immagine che l’Uomo ha di me – quella della fiamma colma d’impeto e di passione, o quella del guerriero nobile e senza macchia. Tuttavia la sua e la mia natura sono difficilmente traducibili in concetti adattabili alla tua sfera.

Del resto sei l’unico di noi ad avere necessità di concettualizzare gli eventi, visto che devi adattarli alla tua struttura interna e alla dimensione materiale che sei preposto ad amministrare.

Venendo perciò al tuo cruccio sulla funzione dell’orologio – e a tutto ciò che vi si nasconde dietro – hai ormai compreso che siete stati proprio voi menti ad adottare questa soluzione. Ma v’è anche un rimedio molto semplice, anche se parziale: è sufficiente dotarsi di un orologio o di una sveglia che produca un ticchettio ben distinto ed ecco che, magicamente – grazie all’udito – il moto visivo, illusorio e circolare delle lancette (o dei numeri negli apparati digitali) è immediatamente trasformato in scansione auditiva lineare, per di più similissima in struttura al reale stato di quantizzazione del tempo.

È mia natura proteggere e alimentare la fiamma della vita, ed è vero che sono frazionato, disperso, spalmato in ubiquità sull’intero piano spaziale. Le forti emozioni che percepite quando vi capita di ribellarvi a un sopruso, o di proteggere il vostro spazio vitale, sono io che le genero, ma siete voi a interpretarle, amplificarle e diffonderle ai vostri simili e nell’ambito dell’universo fisico. Sono il protettore del territorio di tutti e il sostenitore più attivo dell’armonia tra gli esseri viventi. Tuttavia il sistema sociale nel quale vivete, figlio dello stratificarsi delle vostre percezioni immature, esercita enormi pressioni affinché, dopo la nascita, perdiate ben presto la consapevolezza della nostra natura di gruppo variegato di Coscienza e finiate nella più oscura delle schizofrenie. Sta a noi e a voi continuare a partecipare attivamente al gioco della vita, recuperare dopo i traumi dell’infanzia la consapevolezza della realtà delle nostre presenze e tornare a spiegare le vele nel nostro viaggio.

Ancora una volta, il nostro ruolo su questa Terra è imparare a conoscerci sia grazie agli errori, che ai limiti, che ai successi: se perciò vi capita di male interpretare la mia o la sua voce, tutto ciò fa parte del gioco.

Continuate pure a immaginarci come la Torcia dei Fantastici 4 o la fiamma dello Spirito Santo e la Madonna o la Papessa dei tarocchi… va bene così!

La sua consistenza morbida, quasi nebulosa, però, non v’inganni; e non dovete vedere esclusivamente me come un guerriero invincibile. C’è molto di noi anche nell’altro… e anche in te, in voi.

Proseguiamo nel nostro viaggio/non-viaggio, dunque. Unico obiettivo da raggiungere – ma non è affatto obbligatorio! – è portarlo avanti in modo piacevole e produttivo per la Coscienza.

Il modo migliore per farlo è cominciare a riconoscere sia le nostre voci, sia il fatto che solo in seno tuo ci è possibile comunicare.

Tu, Mente, sei il nostro unico luogo d’incontro e l’unico portale d’accesso alla virtualità dell’universo.

…riconoscerci non è poi così difficile. Come sempre, è sufficiente un minimo d’allenamento.

Ben presto la gioia di sentirci di nuovo uniti s’impossesserà delle nostre Triadi e le sospingerà con impeto verso un atteggiamento più attivo e gioioso nei confronti dell’esperienza vitale.

Come in voi sgorgano lacrime gioiose di fronte alla bellezza di un tramonto, di una foglia che cade o degli occhi di un bimbo – ed è la MIA voce che udite in quei momenti! – altrettanto in questo stato potete permanere sempre più, sino ad acquisire la costante consapevolezza delle vostre voci interiori.

È sufficiente SAPERE.

Sapere che non siete Uno e neanche Due, ma TRE… Tre differenti raggi che, istante dopo istante, percepiscono e, allo stesso tempo, creano l’immagine interiore di ciò che state vivendo e le donano emozione, colore, significato… Un significato intraducibile a parole, ma percepibile in tutta la sua infinita, gioiosa profondità già al primo ricordare la vostra essenza.

Riconoscere la mia voce non è difficile. Basta avere orecchie piccole, escludere il manifesto, rifugiarsi nel mondo delle sfumature percepibili contro lo sfondo del silenzio materiale e interiore.

Emerge tra le foglie cadute e i minuscoli animaletti infervorati, nei cieli tersi e in quelli costellati di nubi irripetibili.

Esatto… sarà proprio la ‘percezione dell’irripetibile’ a ricondurti sempre a me, oppure il desiderio di superare i limiti del tempo.

Così come fantasticare sull’unità della vita e sul superamento dei limiti spaziali sarà il modo migliore per aprire il tuo universo alla sua voce.

Giri la manopola… eccoti sintonizzato sul suo, sul mio canale… Quest’ultimo flebile quanto vuoi, ma costantemente presente.

E sai una cosa? Sai perché osservare il tramonto e il cielo è così magico?

Rispondo io per lui

Perché in cielo io e te c’incontriamo. Perché il cielo, così come l’orizzonte marino, risplende dell’infinità del tempo e dello spazio.

Ecco il nostro incontro, mia dolce Sposa

Ed ecco perché l’Uomo ha sempre pensato che Dio sia lassù: a ogni alba, a ogni tramonto, vi percepisce l’infinito in tutte le sue espressioni.

Lui fantastica… e tutto gli sembra magicamente possibile.

Dimentica solo che il cielo accoglie le stelle e la Terra, e vive persino tra le pieghe dei nostri corpi e delle nostre Coscienze.

Osservare l’alba, o il tramonto, ci rende ciò che Edward Khmara descrisse magistralmente nella pellicola di Ladyhawke. Esattamente come Navarre e Isabeau, perfetti prototipi delle nostre nature, siamo signori dei domini inconciliabili dello spazio e del tempo.

Tuttavia, nelle albe e nei tramonti, la mia ubiquità spaziale e la tua infinità temporale si uniscono e regalano a te, alle nostre Triadi, all’Uomo, l’emozione del ricordo della propria missione e la luce dell’Unità che ci ha condotti sin qui.

Contenuto inserito da Francesco Pandolfi Balbi