Nulla mai finisce. Vedute aeree ed estratti

Le vedute aeree dei luoghi speciali di ‘Nulla mai finisce’ e gli estratti del romanzo

Lo scudo del Monte Subasio, custode dell’arcano


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… Potemmo così assistere ad uno spettacolo meraviglioso: il Monte Subasio era al centro di una zona quasi del tutto libera dalla nauseante marea. Intorno al suo enorme scudo rivolto al cielo aleggiava una sottile nebbia azzurro-dorata molto simile a quella emanata da Michael…

La piazza di Todi, luogo dell’incontro che cambia per sempre la vita di Eban


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… Con un improvviso scatto felino mi afferrò per le spalle e, sbilanciandomi, mi spinse in un vicolo stretto abbastanza da non lasciar passare nemmeno un avioscooter.
Colto alla sprovvista, inciampai e caddi sopra un mucchio di cartone. Stavo già per reagire, ma lui – guardandosi intorno – fece cenno di tacere, un gesto che in qualche modo mi rassicurò

L’ingresso del tunnel sotterraneo


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… Oltrepassammo una fenditura nelle rocce adiacenti la cascata ed entrammo in una grotta nel fianco della collina. Pensai subito che mi stessero conducendo alla loro astronave.
Il passaggio, reso visibile dalla luce azzurro-dorata che emanava dai corpi dei miei accompagnatori, si trasformò ben presto in un cunicolo scosceso…

Chiessi, isola d’Elba. Il luogo dell’attacco mentale


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… Chiessi era come la ricordavo: venti case immerse nella tranquillità. La strada solitaria, i sassi addormentati nel tepore silenzioso, gli alberi in fiore, i vestiti stesi ad asciugare al sole, i profumi del pranzo… Tutto, in quel luogo, emanava un’essenza di pace che lentamente si sollevava e carezzava lo sguardo per essere poi trascinata via dalla brezza di nord-ovest.
Il mare cantava un invito senza fine a sciogliere la tensione nel suo corpo e bagnarsi di serena malinconia. Carezzava con mille giochi d’acqua gli scogli levigati che mi separavano da lui. Era un mondo intero, a sé stante. Un re solare, un corpo di donna che attendeva florido e materno i miei sguardi per dare respiro alla fantasia… I raggi del suo dio per cullarli nel proprio grembo e generare la vita.
Quel giorno lo sentivo come un forte alleato, pronto ad affrontare il momento che sarebbe venuto tra due ore e cinquantuno minuti.
Il tempo scorreva denso fra le griglie della mente. L’acqua, dinanzi a me, al di là dei significati metafisici era davvero importante. Stava per darmi forza ed equilibrio, ma molto più di questo era segretamente cullato dal suo silenzio…

Il Monte Ararat


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Estratto da ‘NUlla mai finisce’
… Dopo una fatica estenuante e un tempo interminabile trascorso sotto terra, grazie ai soliti aiuti partoriti dalla tecnologia atlante, giungemmo a destinazione. Ce ne accorgemmo perché, in una grande grotta, trovammo a darci il benvenuto i favolosi arkhon.
Con immenso sollievo, ci sentimmo subito a casa.
Poco più avanti incontrammo Smal tta, che ci fece tante feste e tante domande e in breve ci condusse nel suo mondo…

Ponza: il luogo della sofferenza


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… All’altezza di Ponza, mentre la solita tensione travestita di tranquillità continuava ad avvilupparsi ai nostri pensieri, lo scafo subì uno strattone.
« Che succede? » chiesi allarmato, mentre Nick si svegliava di soprassalto.
Fu Fanni a rispondere: « Succede che quelli della tua specie, ancora una volta, stanno massacrando quelli della nostra! » …

La foce del fiume sotterraneo


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… Mentre la Terra moriva, altri preziosi minuti trascorsero con assordante lentezza. Poi una testata svolse l’opera alla quale era stata predestinata e dilaniò l’Arca dei nostri sogni riducendola a un cratere di morte.
L’esplosione creò nel tunnel una fortissima marea di fuoco mista ad acqua e vapore. L’onda d’urto, però, attenuata dalla notevole distanza già percorsa e dal fatto che la testata aveva centrato la parte opposta della montagna, si limitò a sbatterci con inaudita violenza contro le rocce e a spingerci velocemente verso il nostro destino. Per fortuna il campo di forza ci manteneva elasticamente al suo centro e ci difendeva dal calore e dalle radiazioni.
Mentre il terrore mi prosciugava d’ogni altra emozione, i secondi presero ad espandersi e divennero perennità infernali. Ma tutto sommato quell’esperienza fu ben poca cosa, se la si confronta con il panico che provai quando la volta della caverna dietro di noi si sgretolò e crollò nel fiume per un lungo tratto, inseguendoci proprio mentre eravamo sospinti come un razzo dalla vampa di fuoco.
Grazie a quell’accelerazione, e alla pressione che continuava a spingerci, nel giro di pochi minuti ci ritrovammo in mare insieme agli altri membri della coda della spedizione.
Sì, proprio in mare, precisamente nel Tirreno. Era ancora lui il padre della salvezza, la madre che ci avrebbe cullato nel proprio grembo generoso. Anche l’Arca dell’Ararat era collegata alle profondità del Mediterraneo da un fiume simile a quello che ci aveva appena salvato…

Il grembo della salvezza


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Estratto da ‘Nulla mai finisce’
… Chiaraluna non ci fu più. Uno stupendo delfino sorse al suo posto e si avvicinò con maestosa fluidità al mio uovo, iniziando poi a spingerlo verso la salvezza.
Eravamo gli ultimi fuggiaschi.
Gli ultimi…
Nuotò con vigore, tanto che ben presto ci riunimmo all’ultima retata e lei tornò ad essere l’atlante che conoscevo.
Il dado, ormai, era stato tratto. Chi era dentro era vivo, chi era fuori non lo era più.
Dopo circa un’ora eravamo quasi a destinazione. Ci trovavamo nelle profondità del braccio di mare delimitato dalla Corsica a ovest e dall’Arcipelago Toscano a est.
Cominciammo a scendere.
A scendere…
Presto il buio divenne totale, ma noi ancora scendevamo.
Poi scorgemmo la nostra meta

Francesco Pandolfi Balbi
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